giovedì 13 marzo 2008

Cuore o straccio di tela?




Giù – per lo strapiombo – in
Polvere! Pece. In – pace.
Condire sempre con lacrime di sale
avanzi di amore umano?

Balcone. Tra scrosci salati
catrame amaro di baci.
Sospiro sfrenato dell’odio:
in un verso – riprendere fiato!

E questo, gualcito nella mano,
cos’è: cuore o straccio
di tela? C’è un nome: Giordano
per questi fradici impacchi.

Sì, perché la lotta con l’amore
è selvaggia, spietata. Salto –
dalla fronte di granito: fiato
tirato – nella morte!

30 giugno 1922


Perché tu non mi veda –
in vita – di spinosa invisibile
siepe mi circondo.

Di rovi mi cingo,
in brina – scendo.

Perché tu non mi senta –
in notte – nella senile scienza
del riserbo mi cimento.

In mormorio – mi stringo,
di sussurri mi bendo.

Perché tu troppo non fiorisca
in me – tra libri: tra boscaglie –
vivo – ti affondo.

Di fantasie ti cingo
fantasma – ti sricordo.

25 giugno 1922


Marina Cvetaeva scrive questi versi per un amore finito. Le cronache ci dicono che più che di amori si trattava di passeggere infatuazioni di una donna facile a perdersi dietro un capriccio.
Per noi, lettori appassionati, tutte queste interpretazioni poco contano.
Ci piace leggere nei versi piccoli pezzi di noi e attorno ad essi vivere le nostre emozioni.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao stregazelda, come va? Sono passata per augurarti buon finesettimana!

Stregazelda ha detto...

geillis,
tutto bene, un pò indaffarata e con poco tempo per scrivere come vorrei...tu stai bene? Leggo i tuoi post, mi fai sempre venire un sacco di voglie con i tuoi stupendi dolci!!!
Buon fine settimana a te!

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

io di commenti così non mi fido più, visto il virus che mi sono beccata per aprirne uno di questi...secondo te, è affidabile?

Stregazelda ha detto...

geillis,
secondo me no, infatti ora lo cancello...che ne dici, ti è piaciuta la poesia? In questi giorni vorrei scrivere un sacco di cose ma non ho molto tempo, purtroppo! Ho dato un'occhiata alle tue magnifiche torte, sto cercando ispirazione per la pasqua, cosa mi consigli (a parte la pastiera, di cui sono ghiottissima, e che fa benissimo mia madre)? Buon lunedì!

Eugenio Marino ha detto...

"Passeggere infatuazioni"... quante ne abbiamo avute nella vita, e quante ne avremo ancora: una cameriera dall'aria triste che ci serve da bere in un autogril; una quarantenne sposata e delusa con cui viaggiamo nello stesso scompartimento di un treno e che, senza conoscersi (o forse proprio per questo) ci rovescia addosso la sua malinconia; la compagna di scuola con la quale sei stato a lungo "amico" e segretamente innamorato...
Un po' come "Les passantes" di Georges Brassens... Tanti piccoli amori, che poi vivono solo nel nostro ricordo e in poesia

Stregazelda ha detto...

eugenio,
scusa se te lo dico ma non hai letto con attenzione. Quello che vuole dire (e trasmettere) il mio post è una cosa molto diversa. Prova a leggere più attentamente la poesia e il mio commento. Guarda che ti rimando a settembre...

Eugenio Marino ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eugenio Marino ha detto...

Ho già provato una volta con il latino l'esperienza di settembre: mi è servita. Quanto all'aver compreso, può darsi che tu abbia ragione. Però io sono stato colpito più che dalle poesie dal tuo commento, e la tua frase mi ha rimandato ad altri lidi, a Brassens e De André, a una donna che non mi ha mai sorriso e che ho deciso di pensarla come amore...
La poesia, lo sai bene, viaggia per strade infinite, per sensazioni particolari e intime: una parola qualsiasi può generare nel lettore ricordi o fantasie incontrollabili da chi l'aveva scritta. Tu, quindi, come i poeti, scrivi un post e chi legge va molto oltre quello che tu volevi comunicare. L'importante è che tu (o il poeta) sia riuscita a smuovere ancora l'intimo del lettore, non importa in quale direzione.
Baci

Stregazelda ha detto...

eugenio,
come dire, touchée!
Non immaginavo, scrivendo il post, che sarebbero state le mie parole, più dei versi della Cvetaeva, a sollevare delle emozioni, semplicemente non lo avevo messo in conto (forse perché penso sempre di scrivere banalità?).
Mi sa che devo cambiare registro a questo blog, sento che si sta fossilizzando.Tu che ne dici?