E' da stamattina che mi risuonano queste parole e questa musica nella testa e siccome sono malata di facebook volevo pubblicarlo lì. Ma qui c'è maggiore respiro e chi approda a questa pagina è sicuramente meno frettoloso (anche se forse i miei lettori del blog saranno decisamente di meno). Il testo è al solito malinconico e amaro come tutti i testi di Morrissey, esprime il disagio, la nostalgia, l'imbarazzo, la timidezza, il senso di inadeguatezza. Da cantare nell'oscuro della propria ombra.
Rovisto dentro Youtube alla ricerca di qualcosa di interessante e a volte, in mezzo a tanto ciarpame, lo trovo. Ecco che qui mi sono imbattuta in un buon esempio di fusione tra danza del ventre e flamenco, proveniente dall’Argentina.
Qui le ballerine danzano su un ritmo di farruca, uno dei palos del flamenco denominato“jondo”, uno stile serio, che esprime sentimenti profondi, spesso tragici. Tratta di solito di temi drammatici, come l’amore legato al disinganno o al dolore, e si balla con una espressione profonda e molto intimista.
La farruca è uno dei palos del flamenco più recenti. La sua origine si ritrova nel folclore del Nord della Spagna, trasportato in Andalusia dai giovani che si spostavano per andare a lavorare nelle taverne o come friggitori di pesce, poi adattata dai musicisti andalusi e inglobata nel flamenco. La versione flamenca di questo canto divenne estremamente popolare nella prima metà del ventesimo secolo.
Sorprende un poco la fusione con la danza orientale, che è una danza al contrario spesso più gioiosa e aperta. Qui vediamo tre ballerine, due di stile flamenco e una orientale. Trovo che l’equilibrio sia perfetto e l’unione armoniosa e intensa.
Hanno base in Francia. Mescolano stili, culture, musiche e lingue. Fanno musica araba, spagnola, francese, raï, flamenco, e pop occidentale. Sono composti da una cantante, Ishtar, e una band musicale di voci maschili, Los Niños de Sara.
Ishtar è israeliana, i suoi genitori sono ebrei discendenti da Marocco e Egitto. Parla e canta in arabo, ebraico, inglese, francese e spagnolo. Il nome Ishtar l’ha scelto perché è quello di una dea della Mesopotamia e perché sua nonna da piccola la chiamava Ester, che suonava come “Ishtar” con il suo accento egiziano.
Los Niños de Sara sono una gruppo di gitani di origine spagnola di Montpellier e cantano in spagnolo.
Confesso che ho l’impressione che tutto questo sia un’operazione un po’ furbetta. Loro sono bravini, lei ha una bella voce, le musiche sono accattivanti e trascinanti (come potrebbe non essere in una tale mescolanza di stili?). Su Youtube troverete qualche video nel quale Los Ninos de Sara vengono scambiati per i Gipsy King, e in effetti hanno moltissime somiglianze.
Questo brano è il più famoso, ne sono state registrate varie versioni, alcune più arabe e altre più spagnole.
Su questo brano stiamo lavorando per la coreografia di flamenco arabo.
Loro sono i fratelli Oyku e Berk Gürman. Sono turchi e fanno flamenco. Il brano si chiama "Evlerinin Önü Boyalı Direk".
Le contaminazioni mi affascinano , quelle mediterranee in particolare perché è la mia sponda di mare. La musica e la danza sono un filo conduttore che attraversa i popoli e le culture, contribuiscono a dare respiro, si espandono, uniscono, pacificamente invadono.
Mi è sempre piaciuto cantare. Cantavo nei miei vent’anni con gli amici, accompagnandomi con una chitarra che strimpellavo. Si cantavano le mitiche canzoni di Bob Dylan, i deliri di Claudio Lolli, le canzoni di lotta. E poi mi piaceva cantare da sola, in casa, chiusa nella mia stanza, senza farmi sentire da nessuno. Cantavo di tutto da sola in quella stanza, tutto quello che mi piaceva e che ispirava i miei sentimenti. E da allora ho continuato a cantare sempre.
Non avevo mai pensato di occuparmi più seriamente di questa mia passione e prendere lezioni di canto, c’era già la danza a occupare il mio "tempo artistico". E poi non mi interessava cantare in un coro, la mia aspirazione era fare la solista (scherzando dicevo che avrei voluto fare la cantante jazz).
Per una serie di strane e fortuite coincidenze l’occasione mi si è presentata (meglio tardi che mai!) su un vassoio d’argento, e due settimane fa ho cominciato a prendere lezioni di canto. Ho incontrato tra l'altro una insegnante davvero deliziosa e alla quale mi sento musicalmente affine.
E’ stato uno scoprire un mondo totalmente nuovo e affascinante grazie a lei, la voce come strumento. So che per molti di voi sarà una banalità ma per me è un universo inesplorato e incantato.
Per ora siamo agli esercizi di respirazione e alle prime scale. Ma il primo pezzo sul quale lavorerò sarà proprio “Summertime”. Una bella sfida.